Caratteristiche:

Percorso:

Escursione a piedi :

  1. L'escursione è semplice. Inizialmente si segue la strada bianca sterrata fino all'inizio del bosco. Da lì è solo individuare il corso del Torrente Norcino e seguirne il letto. La mappa Google in basso è di per se indicativa.

    Ah! Se si trovasse mai una ninfa! Pure stavorta è andata bene!
    FOTO 1. L'ultima cascata FOTO 2. Un bel passaggio

La cronaca, di pugno del ns Core:

7/10/2007 finalmente siamo ripartiti! Dopo i convenevoli ed i saluti di rito dei trekkisti impossibilitati ad aprire l’annata, ci ritroviamo, finemente attrezzati, sulla piazzola di partenza per le “Cascatelle del Sasso”, tra odori di naftalina degli abiti ripresi dagli armadi e di gomma, delle suole di scarpe nuove. ACE sfoggia un paio di scarponi nuovi “Dolomite” ed è impaziente di partire. Oggi fa concorrenza a Lino, scalpita avanti a tutti. Saranno poi le prime salite a smorzare queste frenesie ed impeti.

Oggi siamo veramente tanti all’appuntamento, ci sono persone nuove che non si conoscono; ci sono anche tre giovani, una cinesina e la sua amica, veramente graziose, ed un ragazzo, anche lui bello ed aitante. Queste nuove e giovani presenze ci riempiono di gioia.

Dopo i primi tratti banali, ci inerpichiamo nel folto bosco fiancheggiando il fosso del Norcino, fino ad intercettare la gradevole prima cascata, che per nostra fortuna, pur dopo tanta siccità, conserva ancora un “filino” d’acqua per i suoi due salti che hanno creato, nella roccia basaltica, due “bottegoni” dal colore verde cupo intenso: a stento, trattengo la tentazione di tuffarmici dentro. L’acqua è trasparente, da far apparire limpidamente le rocce sottostanti.

Il percorso che si dipana fiancheggiando il fosso, a me noto per averlo aperto tre anni or sono, si presenta molto “sporco”. Ovunque rovi ed altre piante (stracciabrache) la fanno da padrone. Si capisce che, dall’ultima volta, il sentiero non è stato più frequentato. Inoltre qualche malaugurata piena ha stroncato alberi ripariali secolari, disponendoli di traverso il fosso. Alcuni sono già stati aggrediti dalla malattia del “falchetto”. Sui loro tronchi, senza più vita, cespi di armillaria mellea, vanno compiendo il loro compito fino alla totale e definitiva distruzione del legno delle piante, niente disperde la natura. Il ciclo richiede almeno un centinaio di anni, con l’intervento delle termiti. Nel frattempo alcuni di noi, conoscendo le peculiarità del micete, fanno incetta degli esemplari più giovani. Ottimi per preparare sughi, o trifolati nel tegame.

Il percorso è ovunque alterato e difficoltoso, ma non presenta pericoli particolari. Costringe soltanto a tenere elevato l’indice di attenzione. Le rocce, molto belle perché ricoperte di muschi, sono scivolose per la pioggia da poco caduta. Ovunque sul greto, felci, capelvenere e farfaracci, lasciano intendere la purezza delle acque del torrente. Più in alto, a coronare il quadro, arbusti di lentisco, terebinto, corbezzolo, cisto ed alloro, la dicono proprio tutta. E’ questa la macchia mediterranea per eccellenza, se pensiamo che, tolto un breve interregno di fastidiosi rovi (nocivi finchè non ci si interessa alle more) iniziano boschi di faggio, querce, ontani, non rari alcuni aceri che con il loro fogliame dal rosso ruggine al terra di Siena bruciata, rappresentano la tavolozza più bella del bosco.

Il fosso è bellissimo ed integro, ma soltanto pochi riescono a gustarne gli angoli più spettacolari. Per motivi di incertezza nel camminare e muoversi attraverso il sentiero, alcuni non alzano neppure lo sguardo. Questa eccessiva preoccupazione provoca tensione nervosa, che inevitabilmente genera alcune cadute. I passaggi non sono sempre lineari; tra una cateratta ed un’altra del percorso, a volte occorre seguire minuscoli stradelli su rocce a mezza costa. Leghiamo, in questi passaggi, tra gli alberi, funi di protezione per dare più fiducia ad essi. Inutile! Ugualmente una psicosi, da pausa estiva, genera in loro preoccupazione. Pensano che se i responsabili hanno preso una tale precauzione un motivo ci deve pur essere. Affatto, il percorso se effettuato da gente allenata e sicura, viene superato velocemente, senza malaugurate cadute. Non è il nostro caso e di scivolate ne vediamo un po’ di tutti i colori, ma, per motivi di privacy e d'umana comprensione, non stiamo qui a rivelare alcuno d'essi.

Finalmente l’ultima cascata (d’acqua !) impervia, con il suo bel salto bianco tra le rocce tefritiche che la cingono, elevate, tutta intorno, quasi a chiudere con andamento circolare una ampia pozza d’acqua dai vari riflessi di colore verde, con piante acquatiche galleggianti. Ma per vedere questo meraviglioso angolo di paradiso occorre affacciarsi da un ingresso roccioso. Ogni volta che raggiungo questo posto, nel suo laghetto paradisiaco mi sembra di vedere alcune naiadi nuotarvi entro. Anche oggi, giunto per primo, in silenzio ho la stessa sensazione e comprendo che niente è mutato.

Mi raggiunge una signora, nuova del ns gruppo e che conosco appena, osserva la scena e spontaneamente, sussurrando, si chiede: " ma chi ha scoperto questo magico luogo? " Rivolgo lo sguardo verso di lei, annuisco grato e cerco di comunicarle la risposta con gli occhi …... " grazie signora, grazie per aver ripagato con il suo apprezzamento, la mia caparbietà, il mio istinto innato ed il mio amore per i boschi che, ovunque ed ancora, inopinatamente, mi ostino ed insisto a mostrare ai miei seguaci ”.

Sul finire della giornata, sostando nell'ultima radura, ci rinfranca dalle fatiche e dalla stanchezza della ripresa, una piacevole sorpresa di un vecchio amico che ritornava a misurarsi con noi: la recita autorale di un bel gruppo di sue poesie in dialetto civitavecchiese, che, devo confessare, sempre mi commuovono ed anche stavolta una lacrimuccia s'è affacciata sul mio viso.

Mappa del percorso :

Prossima ventura

    BY ACE - GRUPPO TREKKING TIBURZI.

Valid XHTML 1.0 Transitional