Caratteristiche:

Percorso:

La cronaca, di pugno del ns Core:

Oggi il “Tiburzi” ha risalito, seppur con lieve difficoltà, seguendo il dislivello del corso del Rio Fiume, uno degli angoli più rigogliosi e significativi dei Monti della Tolfa; attraverso una macchia mediterranea incontaminata, ultimo equilibrato ecosistema presente sulle zone collinari che si affacciano sul Mar Tirreno. Nella macchia sono infatti presenti il lentisco, la ginestra, l’erica arborea, l’euforbia, il mirto, l’alaterno, il cisto, il rosmarino, il lauro. Dal colore così acceso, come non si vede altrove, questa macchia diffonde il suo piacevole aroma tutt’intorno. Costeggia il fiume fino alle sue rive, da lasciare uno stretto sentiero per risalire verso nord. Di quando in quando si incontrano peri selvatici (pyrus piraster) dalla bianca livrea per i suoi fiori già sbocciati al primo sole della primavera a “mare”. Già, queste piante, in primavera, contendono il primato, per la loro bellezza, soltanto al biancospino (crataegus monogyna) ed all’albero di Giuda (cercis siliquastrum), ma quest’ultimo, con il rosa intenso dei suoi fiori, attira fortemente le attenzioni dei più.

Ma è sufficiente rivolgere lo sguardo al sottobosco, per scorgere fioriture di crochi, anemoni (delle qualità apenina, blanda, nemorosa) ciclamini (cyclamen) e primule e distrarsi anche per un attimo, quando appare per incanto un ansa del Rio Fiume, con le sue acque d’un verde profondo. Il “Tiburzi” risale il sentiero trattenendo il respiro, senza proferir parola, tranne qualcuno, ergastolano del verbo; ed i più si accorgono di non essere in Paradiso quando, la provinciale si avvicina al fiume, malauguratamente percorsa da mezzi rombanti.

Al gruppo si è aggiunto, volontariamente, una femmina di cocker spaniel. Precede tutti, avanti il sentiero, portandoci entro il percorso, forse è abituata a guidare escursionisti più sprovveduti di noi o cercherà di spuntare parte della nostra merenda? Giungiamo al piacevole slargo dello "Stazzalone" ove il Fiume riceve un affluente, il fosso del Lascone, proveniente dai versanti della Tolfaccia. Qui troviamo numerose famigliole negli spiazzi pic-nic, anche Romene, che hanno già arrostito le loro carni con gradevoli aromi che si spandono tutt’intorno. Ma noi andiamo oltre quel luogo, con quasi un generale e diffuso disappunto, perché il pratone ove pranzeremo, deve ancora nascere… Dobbiamo infatti seguire un altro tratto del fiume, per risalire una carrareccia, in lieve, a volte serio, lungo pendio (NdR: 40m'), per portarci nei pressi della Casermetta forestale/Casale di Femmina morta. Il tratto in salita si fa sentire più di tanto, a nulla valgono le mie rassicuranti bugie, sulla distanza restante ed il tempo che manca per raggiungere il prato promesso. Il Gruppo si è allungato e quando i più forti hanno già raggiunto la meta ( Palmina & Ace ), altri sono intenti a raccogliere asparagi selvatici e rafani, mentre alcuni ancora in fase di risalita non si guardano più neppure intorno per confortarsi con certe belle note paesaggistiche. Ma finalmente tutti raggiungono il verde pratone, giusto premio dopo la fatica sofferta. Qualcuno si sdraia sull’erba, senza neppure aver più la forza o voglia di mangiare. Soltanto dopo qualche decina di minuti di recupero torna il colorito roseo ed il sorriso su certe facce sconvolte. Ma le mie assicurazioni convincono e servono a rasserenare un po’ tutti. Il ritorno sarà più veloce e breve, in discesa, annuisco. Dopo una gradevole esposizione ai caldi raggi di sole, un caffettino, preparato all’alba, ma stranamente ancora caldo (NdR: +un piacevolissimo Mirto bianco di Agostino!) ed una piacevole recita del nostro Emilio su “S.Fermina”, si rientra. Ma con mio sommo stupore e rammarico, il sentiero di ritorno, in discesa, per la deforestazione operata a norma di direttive europee, è costellato di fascine lasciate a macerare, il percorso è divenuto difficoltoso da seguire, intervallato di quando in quando da lunghe cataste di legna poste di traverso al nostro cammino. Qualcuno si lamenta, altri cadono, Tony minaccia a gran voce di passare presto al nemico, con il gruppo escursionistico concorrente, guidato da un certo Torselli, perché il “Tiburzi” è diventato ormai inattendibile. Ma Luca, in avanguardia, dopo alcuni chilometri, intercetta un sentiero che ci rimette sulla strada di risalita che, ovviamente percorriamo in senso inverso e, con un sensibile allungamento del previsto tracciato (11Km), giungiamo finalmente allo Stazzalone. Qui termina la nostra sofferenza che, malgrado tutto, difficoltà contingenti, qualcuno ha un po’ appagato.

Vanì 30/III/08

Mappa del percorso :

Prossima ventura

    BY ACE - GRUPPO TREKKING TIBURZI.

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