Tre escursioni sono state sufficienti per conoscere i sentieri di un territorio particolare, per muoversi agevolmente al suo interno, senza problemi di orientamento od incognite. Ma la storia del Soratte, che in massima parte riflette quella dei centri limitrofi del territorio Falisco- Capenate-Latino, presenta specifici riti folkloristici che suscitano più di un’illazione, che pur meritano attenta lettura delle storie “locali”, perché questi affondano le loro radici nel profondo passato.
Alludo, tra le altre, ai riti degli “Hirpi Sorani (trad. lupi/sacerdoti del Soratte)”, ed alla tradizione di camminare sui carboni ardenti di pino.
Dalla letteratura latina apprendiamo che gli “Hirpi Sorani”, sacerdoti del complesso del Soratte, travestiti da lupi con modi ed atteggiamenti ferini, nelle annuali celebrazioni al dio Apollo presso il tempio in cima al monte, accendevano un lungo falò, fatto con legna di pino e quando si erano formate le braci, ci camminavano sopra, il tutto volto al raggiungimento di uno stato estatico.
Il responso oracolare di Apollo aveva suggerito tale comportamento ai sacerdoti, per far si che certi miasmi diffusi da branchi di lupi - che avevano sottratto carni sacrificali agli altari della divinità - si potessero dissolvere.
Ma più di una versione verosimilmente circonda tale fatto. Si dice anche che le carni poste ad arrostire sul fuoco furono sottratte dai lupi ai pastori del Monte Soratte e non ai sacerdoti. Gli animali, inseguiti, si infilarono entro una caverna da cui fuoriuscivano forti miasmi che diffusero una micidiale peste. L’oracolo apollineo sentenziò: “vestano i pastori pelle di lupo e si comportino come essi”. Cioè compiano razzie di bestiame! Una qualche analogia con il rito degli “Hirpi Sorani” si riscontra nelle festività che i romani svolgevano nelle “lupercalia! I “Lupercali” erano festività che si celebravano dal 13 al 15 febbraio, in onore del dio minore Luperco, protettore del bestiame caprino ed ovino dall’aggressione dei lupi.
Più complesso e difficile appare, invece, penetrare il rituale del cammino sui carboni ardenti. Questa particolarità trova riscontro soltanto tra i Traci Anastenarides, che danzavano, tra pianti, grida e lamenti, con un ritmo monotono sui carboni ardenti di pino. Ancora oggi, tra il 21 e 23 maggio questo rito in Grecia è ripetuto in vari luoghi, nello svolgimento della festa dell’Anastenaria, ad “ Agia Eleni”, a “Kerkìni”, a Langadas e Melìki.
Per quello che ne sappiamo, intorno al Soratte, di questi riti non v’è più traccia, tranne che nella memoria orale del luogo e nella storia di autori latini. A Sant’Oreste, nella festa della Madonna di Maggio viene proposta una bella e solenne processione che termina nel versante sud del Monte con l’accensione di fuochi ed uno spettacolo pirotecnico.
Oggi partiamo per una breve ma nervosa escursione, affrontando subito una discreta salita che ci porta alla Chiesa della Madonna delle Grazie. E già che di Grazie ne contiamo due nel Gruppo … Il Luogo panoramico improvviso e sereno, infonde un mistico senso di purezza, che ridimensiona entro di noi alcuni valori della vita.
Procedendo oltre, verso la parte più alta del Monte, si erge avanti a noi la maestosa chiesa di S.Silvestro. Già Tempio di Apollo, al tempo dell’avvento del cristianesimo, come gli altri templi, fu trasformato in santuario cristiano. E’ in una grotta intorno al tempio che papa Silvestro nel IV secolo d.C. si rifugiò per sfuggire alla cattura di Costantino. E furono gli infusi di erbe di questo monte che curarono la lebbra a Costantino che compensò il Papa graziandolo, evitò così di fare il bagno nel sangue di fanciulli innocenti che lo avrebbe guarito dal male.
La vista da questo sito spazia enormemente verso il lago di Bracciano, di Monterosi, oltre i Monti Cimini e, verso nord nord-est, il Reatino e Monti dell’Appennino Umbro.
Visitiamo il santuario, realizzato in pietra locale ed apprezziamo ciò che resta delle antiche pitture, scendiamo una cripta, dal basso soffitto, che denuncia un chiaro rimaneggiamento delle strutture e della dimensione della Chiesa.
Non ci resta che affrontare il tortuoso percorso verso la Casaccia dei Ladri, ove a nostro agio e rischio consumeremo il lauto pasto. Le rocce che intorno ci accompagnano, sono segnate da fori di molluschi marini litofagi, e fa una certa impressione pensare che una volta si trovavano in fondo al mare.
Rientriamo seguendo un impercettibile tratturo sotto il bosco, deviando a sinistra, attraversando il “Sentiero dei Carbonari”. Puntiamo quindi diritti al comodo stradone dedicato al “Percorso Atletico” che, in breve, ci fa scendere al livello stradale del Paese di Sant’Oreste, cosa che raggiungiamo comodamente incrociando un anfiteatro tra rocce, ove qualcuno era immerso in esercizi di yoga in un profondo silenzio, prima che arrivassimo noi!
Vanì, 15-04-2012