Mercoledì 23 settembre abbiamo ripreso le uscite escursionistiche del Gruppo “Camminare Insieme”. Il buon Ivano ci ha proposto di visitare La Faggeta di Allumiere con le relative Cave.
Ho comunicato agli amici del gruppo la data concordata e la destinazione proposta, mentre Ivano si è occupato di chiamare a raccolta tutti i preziosi volontari che ogni volta ci affiancano, mettendo a disposizione le loro autovetture, per accompagnare gli ospiti che hanno bisogno di un passaggio; all’appello hanno aderito: Simona ed Agostino, Silvana e Rosalba, Nicola, Vincenza ed Ornella, Daniele e Lina. Assenti giustificati Ercole e Sandra.
Organizzati gli equipaggi ci siamo diretti nel Piazzale della Faggeta dove abbiamo parcheggiato i nostri automezzi e dove Ivano ci ha illustrato brevemente la storia di Allumiere. La nascita vera e propria di Allumiere e del suo agglomerato urbano parte nel XV sec.
Nel 1453 con la Caduta di Costantinopoli, si era chiuso il traffico di allume che veniva dall’Asia Minore. In Europa non esistevano miniere consistenti; solo in Italia c’era qualche piccola cava ma le riserve cominciarono subito ad esaurirsi, provocando crisi soprattutto nelle industrie tessili.
L’allume oltre a servire per la tinteggiatura delle stoffe, era utilizzato anche nella conciatura delle pelli, nella produzione del vetro, nella lavorazione della lana, nella fabbricazione della carta e in medicina come astringente ed emostatico.
Dopo varie ricerche si scoprirono in Toscana dei piccoli giacimenti ma l’allume risultò ben presto insufficiente oltre che scadente. Si cominciò allora ad importare allume dai turchi ma questi ne approfittarono per farne lauti guadagni a discapito di tutte le industrie occidentali.
La scoperta di Giovanni da Castro, sulle colline Tolfetane, fu un avvenimento strepitoso, tanto più che l’allume prodotto si rivelò presto di qualità migliore rispetto a quello orientale.
Così nel 1462 Giovanni da Castro, già mercante a Costantinopoli e poi Commissario per la Camera apostolica nella Provincia del Patrimonio, inizia nel mese di novembre lo sfruttamento dell’allume sui Monti della Tolfa.
Il primo insediamento per la lavorazione dell’allume fu costruito nella zona dove oggi si trova la frazione di Allumiere “La Bianca”. I forni di cottura del minerale furono costruiti sotto la miniera. Si costruirono grandi vasche per sciogliere il minerale ed inoltre capannoni e altri ambienti per la lavorazione. Ancora oggi esistono alcuni resti in muratura. Gli operai vennero reclutati da tutti gli stati italiani ed europei.
L’anno dopo, Pio II emana il divieto di importazione dall’Oriente di allume e impone l’acquisto del minerale romano. Tutto il complesso venne denominato “Allumiere delle Sante Crociate”. Il Papa vietò con una bolla l’importazione di tutto l’allume turco nel mondo cristiano e decise di riservare tutti gli utili che sarebbero derivati dallo sfruttamento dell’allume per la lotta contro i musulmani.
Nel porto di Civitavecchia grandi magazzini conservavano il prodotto finito in attesa di essere imbarcato e diretto in tutti gli stati europei. Anche a Venezia fu costruito un grande deposito dal quale il prodotto veniva smerciato all’estero. Civitavecchia ebbe un nuovo sviluppo, si ingrandirono i suoi edifici, si costruì l’acquedotto, divenne il porto più importante dello Stato Pontificio e una grande azienda mercantile che accoglieva molti operai, marinai e commercianti.
Il numero degli operai doveva essere notevole, se si pensa alla necessità di mano d’opera per le grandiose cave a cielo aperto che ancora oggi si possono vedere.
I primi uomini che arrivarono per lavorare nelle cave, provenienti dai molti stati italiani ed europei, avevano una mentalità operaia contraria a quella degli abitanti del luogo, ossia alla popolazione indigena tolfetana, attaccata alle sue usanze e alle sue tradizioni contadine. Si crearono subito aspri contrasti e pericolosi atteggiamenti di intolleranza.
Per evitare questi conflitti vennero costruiti per i nuovi venuti, vicino ai luoghi di lavoro, dei veri e propri centri di abitazione, separati dalla comunità di Tolfa, che più tardi vennero riuniti in un unico centro chiamato Allumiere.
Fino al 1850 l’allumite veniva estratto spaccando le montagne, poi negli ultimi cento anni è stato estratto attraverso cunicoli sotterranei.
Nella prima metà del 1600, in Inghilterra, nello Yorkshire, viene scoperto e sfruttato l’allume che rende il paese autosufficiente e si aprono anche altre miniere di allume in Svezia.
Nel 1788 si comincia a fabbricare l’allume sintetico e così da allora l’estrazione manuale diventa sempre più svantaggiosa. Nel 1826 Allumiere è eretto Comune autonomo staccandosi da Tolfa. Nel 1917 lo stabilimento per la fabbricazione dell’allume è spostato a Civitavecchia e nel 1939-1941 la Montedison acquista e poi chiude l’impresa che fabbricava l’allume.
Dopo un breve percorso nella ricca e suggestiva vegetazione della Faggeta abbiamo visitato “La Cava del Silenzio” che è una delle più antiche Cave a cielo aperto presente sul territorio risalente al XVI sec.. Conosciuta anche come Cava del Moro è caratterizzata da un’enorme squarcio che ha profondamente modificato la morfologia della Faggeta. Vi troviamo oltre agli alberi secolari di Faggio, alberi di Acero e di Sambuco. Inoltre ci sono varie specie di felci, tra cui la rara Lingua di cane e la più comune Felce maschio.
Per l’ora di pranzo abbiamo potuto consumare il nostro pasto presso un’area pic-nic attrezzata.
Per la giornata di sole e la temperatura piacevolmente calda, unità alla gradevole compagnia, abbiamo trascorso dei momenti difficilmente dimenticabili.
C. Melia