Il mese di gennaio non è stato per niente favorevole alle nostre uscite escursionistiche. L’uscita prevista dal 7 gennaio è stata ogni volta rinviata per le cattive condizioni meteorologiche per ben quattro settimane. La meta prevista avrebbe dovuto essere la “Castellina” di Civitavecchia. Qualcuno ha insinuato che è la località a portare sfortuna perché sia l’uscita di apertura che l’uscita del gruppo Tiburzi è stata bagnata. Una nota di apprezzamento ai nostri amici del Tiburzi che si sono comunque messi sempre a completa disposizione, per le nostre proposte di uscite.
Ad ogni modo mercoledì 4 febbraio ci siamo ritrovati all’appuntamento concordato in formazione ridotta poiché in tempo non prometteva niente di buono. Ma date le condizione meteorologiche estremamente variabili e le condizione del terreno sicuramente non molto agibile abbiamo pensato ad una alternativa per non deludere le aspettative dei nostri amici che da tanto tempo si aspettavano la consueta l’uscita.
L’alternativa proposta è stata la visita di Norchia, la necropoli rupestre del IV sec. a.C., perché ci sarebbe stato poco fango per la conformazione tufacea del terreno e qualche possibilità di ricovero in caso di pioggia.
Il nome sconosciuto tramandatoci da fonti medievale si avvicinava al termine Orcla. L’insediamento sorgeva lungo in tracciato dell’antica Via Clodia ed era ubicato su un lungo pianoro dalle pareti scoscese in fondo a cui i corsi d’acqua Pile e Acqualta confluiscono nel fiume Biedano. Le prime testimonianze di frequentazioni umane risalgono all’età del Bronzo e proseguono in epoca arcaica (VI-V sec. a.C.) mentre il periodo di maggior sviluppo del centro è da collocare tra la fine del IV e la metà del II sec. a.C. Norchia non ebbe mai un ruolo autonomo perché gravitante nell’influenza esercitata da Tarquinia. In età romana la vita del Centro dovette essere assai modesta mentre ebbe un certo risveglio nel periodo medioevale del quale restano imponenti ruderi. Infatti si nota ancora la sagoma del castello del XIII sec. d.C. e sulla parete più alta i resti della pieve di San Pietro citata sin dal IX sec. d.C. e ricostruita nel XII sec..
Ma la necropoli di Norchia costituisce l’esempio più significativo di architettura funerari rupestre di epoca ellenistica (IV-II sec. a.C.). Le numerose tombe presentano una varietà tipologica molto ampia e sono disposte intorno alla città, lungo la vallata dei fossi. Sono tombe a facciate rupestre dislocate su più terrazze collegate da stretti sentieri. Nella parte superiore trovano posto le tombe monumentali con facciata a due piani, mentre in quella inferiore si dispongono quelle più modeste.
Scendendo lungo la parte inferiore da dove siamo arrivati, abbiamo dovuto superare delle modeste difficoltà che i nostri amici hanno saputo affrontare con più sicurezza mettendo i piedi al posto giusto e cercando un valido appoggio per sostenersi.
Qualche schizzo di pioggia ci ha costretto a ripararci a ridosso di una parete e al momento del pranzo in un’ampia grotta dove abbiamo trovato posto a sedere. Anche se il tempo non è stato molto favorevole abbiamo trascorso una piacevole giornata in cui il luogo visitato e la gradevole compagnia ci hanno dato la giusta ricarica.
Carmelo Melia 04/02/09
BY VANI' & CAMELIA - Published by ACE