Escursione di rango oggi! Prevede la risalita delle colline dell’Uccellina, ove si nascondono il monastero di San Rabano e l’alta Torre dell’Uccellina. Il motivo che ci ha spinti a ripetere ”a breve”, tale uscita, si deve alle informazioni avute presso il centro visite di Alberese. Hanno reso multimediale la lettura del luogo, mediante il collegamento in “loco”, con un cellulare, ad un particolare “sito” e ricevere notizie storiche inerenti la parte del monastero che si sta visitando.
Giunti numerosi ai “Pratini”, con il pulman del Parco, soltanto uno sparuto “Gruppo” del Tiburzi prende la via dei “Monti”. Indomiti scalatori, già ai più, noti, nelle persone di Antonio, Paolo, Maria Grazia N., Alessandro, Maria Grazia C. e naturalmente il sottoscritto, volgono a sinistra per un risicato sentiero. Destinazione San Rabano “A1”. Gli altri Tiburziani, forse con un pizzico di malcelata nostalgia, guidati dal “Folletto” Angelo, ci salutano con occhi tristi, puntando verso i più agevoli territori del sentiero “A2 - le Torri” ed il mare, loro meta finale.
Il nostro percorso invece non è affatto facile, e bisogna “prenderlo” per quello che è, pur reduci dalle risalite del Corno Grande e della Maiella, sbuffiamo alquanto. Eppure non siamo fuori forma. Il fatto è che, come al solito, dalle nostre parti le salite a “gobba d’asino”, vengono affrontate senza tornanti. In alcuni tratti poi il sentiero si inerpica tra grosse pietre mobili che possono scivolarci addosso se smosse malamente. Quindi classico “passo di montagna”, perché sappiamo che fino a Poggio Alto il percorso“tira”, per darci una lieve ed illusoria pausa in una “sella”e distenderci un po’, e per ricominciare poi con la risalita di Poggio Lecci, che dista da noi circa 6 chilometri. Ma ogni tanto ci “rifacciamo” la vista con panoramiche mozzafiato e con il respiro profondo dell’aria aromatizzata al cisto marino (Cistus monspeliensis) con le sue delicate e vistose roselle bianche, presente un po’ ovunque ove si posi lo sguardo. Ma è anche presente qualche pianta di Cisto villoso o Cisto rosso (Cistus incanus) con meravigliose roselle color ciclamino. E’ triste pensare che queste infiorescenze nascano all’alba per poi morire nello stesso giorno!
CISTO MARINO
Si tratta di raro esemplare di macchia mediterranea. Il particolare odore che emanano queste piante è il laudano, che portano tra foglie ed infiorescenze. In modo particolare, quell’aroma, ci ricorda le aree boscose della Sardegna ( e la Toscana non se n’abbia), ove questo arbusto é molto frequente!
Ma sono presenti altri aspetti di arbusti marini o piante c.d. sclerofile. In abbondanza rosmarini (Rosmarinus officinalis), lentischi (Pistacia Lentiscus), Euforbie Arboree (Euphorbia Dendroides), Erica Arborea, Mirti (Myrtus Communis), Alaterno (Rhamnus Alaternus), Corbezzolo (Arbutus Unedo). Queste piante ci accompagneranno fino a superare il dislivello di 300 metri, dopodiché cederanno irrevocabilmente il passo ai cedui querceti (lecci, roverelle etc.).
Rosmarini (Rosmarinus officinalis), Cisto Villoso o Rosso
Superato Poggio Alto, il sentiero per quanto in pendenza si fa più agevole, ma appena superato il versante marino “aritanga”, ritroviamo la nostra amata-odiata risalita finché, là dove appare uno sfondo, ci ritroviamo in cima a Poggio Lecci, con vista sul mare e… putroppo anche di un’orrenda immagine di un’antenna wi-fi, posta chissà per quale scopo, magari senza autorizzazione, alimentata da impianto fotovoltaico, purtroppo ci da il benvenuto!
Quella sosta, per essere sinceri, ci ha un po’ rattristato la giornata, senza altro dovuta per la eccezionale vista panoramica, allora ci dirigiamo di corsa verso l’Abbazia ed il Monastero di San Rabano, per rifarci gli occhi.
Abbagliante, con le sue bianche pietre di “Alberese”, ci appare come un fantasma questo complesso Abbaziale, meraviglioso esemplare di arte ed architettura, con il suo svettante campanile e la sua elevata Torre dell’Uccellina. Giusto premio per gli sforzi della risalita! Consumiamo rapidamente un “lauto” pasto per riprendere rapidamente il percorso di discesa e raggiungere il colle degli ulivi e quindi il mare ove ci attende il Gruppo del Tiburzi.
Intorno all’anno mille, debellate ormai le ripetute incursioni sulle coste Tirreniche di orde “saracene”, un nuovo pericolo si prospetta per l’incolumità delle popolazioni costiere: la pirateria turca. Molto agguerrita quest’ultima, e ben più organizzata, nelle incursioni, che la precedente.
Questi pirati, tollerati dal governo centrale, perché notevole fonte di guadagno, corrispondevano parte del loro bottino alla loro nazione. L’assalto non si limitava alla cattura delle navi che transitavano nel mediterraneo, dotate di inadeguati mezzi di difesa, ma giungeva fin sulla terra ferma. Risalivano, i pirati turchi, i fiumi con piccole imbarcazioni compiendo razzie, scorrerie e devastazioni nei paesi lontani dalla costa. Enormi i profitti! Ingenti bottini dai castelli, nelle chiese, ricche di “ex voto”, ed inoltre proficua la cattura di schiavi che vendevano nei mercati compiacenti del Mediterraneo o deportavano nella loro terra.
Questo motivo mosse i regnanti dei territori costieri, posti sotto questa continua minaccia, ad organizzare misure capaci di arginare o contenere questo malevolo fenomeno.
Quale risposta al costante pericolo, furono costruite sulla costa un insieme di torri di avvistamento e controllo, alte non meno di dieci metri, poste, l’una dall’altra, a distanza non superiore a tre miglia. Questa condizione permetteva un continuo e capillare monitoraggio della costa con rapida segnalazione, attraverso fuochi notturni, segnalazioni fumose o suoni di campane, tra l’una e l’altra torre, consentendo gendarmerie poste all’interno della costa, di spostarsi rapidamente sul luogo dell’assalto e contrastare adeguatamente gli invasori.
La guarnigione della torre era molto limitata. Un castellano ed un paio di soldati muniti comunemente di un pezzo di artiglieria a media gittata, alcuni archibugi, fucili ed armi bianche oltre a mezzi di segnalazione notturni.
Sul terrazzo della torre era ricavato uno spazio ove venivano accesi i fuochi, mentre gli uomini della guarnigione erano tenuti al costante controllo della costa posta sotto la loro “giurisdizione”. Il compito di questa era ben altro che quello di contrastare gli assalti della pirateria con le armi di cui disponeva, ma si difendeva qualora gli invasori si spingessero fin sotto le torri, cosa che raramente accadeva. Avuta l’accortezza, gli abili costruttori, di realizzare le costruzioni su picchi rocciosi inaccessibili dal mare, per la maggior protette da elevate falesie marine.
Una parte delle torri costiere dell’area “Parco dell’Uccellina” é purtroppo andata in rovina, ed ora, di queste, non resta altro che un ammasso di pietrame sommerso dalla vegetazione.
Delle cospicue torri superstiti, che trascriviamo, ne abbiamo calcolato la loro posizione geografica (coordinate terrestri) al suolo grazie ai sistemi “ortofoto” di Google Earth, di concerto con dati “satellitare Garmin Monterra”. Ove é stato possibile, abbiamo raccolto in giro qualche brano della loro piccola storia.
Coordinate geografiche: Lat. nord 42° 40’ 54,4’’ - Long. est 11° 02’ 11,9’’ .Elevazione mt. 3 . Dell’opera non rimane che qualche tratto del basamento.
Costruita intorno al 1280 da tal Meo Guiducci di Torrenieri, sulla riva destra orografica dell’Ombrone, per conto del Comune di Siena, insediandovi nel 1231, con funzioni di Vice Podestà Bartolomeo Turi da Campagnatico. Ideata per difendere la Maremma dai frequenti attacchi pirateschi, costruita sulla costa in prossimità della confluenza dell’Ombrone in mare, dista oggi, per le colmate del fiume, ben 3 chilometri dalla costa tirrenica. Nel luogo era stata anche costruita una salina, abbandonata poi per la scarsa qualità e quantità del prodotto ottenuto. Intorno alla torre era sorto un piccolo castello ove alloggiavano un castellano ed una guarnigione militare, con scopo di difesa. Mentre alcuni cavalleggeri percorrevano in lungo la costa con compiti di collegamento e di rapida informazione.
La torre è chiamata della Trappola perché nella piccola insenatura che formava anticamente la foce del fiume, si usava prendere in trappola le navi dei turchi che vi si avventuravano per risalire il fiume Ombrone e depredare i paesi dell’interno.
Coordinate geografiche: Lat. Nord 42° 38’ 47,85’’ - Long. Est 11° 03’ 58,04’’ Elevazione 68 mt. Aspetto attuale: parzialmente diruta
Si ritiene sia la prima torre di avvistamento costruita sulla costa. Non si conosce la data della sua edificazione, che potrebbe essere supposta intorno all’undicesimo secolo, nel periodo di dominio degli Aldobrandeschi. Costruita a base quadrata, con lo stesso pietrame dello sperone roccioso, di origine marina, che conferisce alla struttura un certo mimetismo. Posta su un punto strategico della costa dell’Uccellina, elevato quanto basta per consentire un’ampia vista che spazia dalla spiaggia della Pineta Granducale fino al promontorio di Punta Ala, cioè c.a. 20,10 miglia terrestri (32,35 Km.). Andata in rovina, intorno al 1760, le sue funzioni vennero sicuramente assolte dalla vicina Torre di Collelungo.
Coordinate geografiche: Lat. Nord 42° 38’ 22,39’’ - Long. Est 11° 04’ 07,62’’ Elevazione 25 mt. Aspetto attuale, in buono stato di conservazione.
Costruita per sopperire le funzioni della prossima Torre di Castelmarino, andata in rovina, presumibilmente nel XVI secolo, in luogo distante Km. 3,18 c.a. dalla Torre di Cala di Forno, Km. 4,41 da Alberese e Km. 12,6 da Grosseto. Sulla terrazza della torre, in un apposito alloggiamento, veniva acceso un focolare per dare segnali all’Isola del Giglio, sul far della sera, che avvisava gli abitanti dell'isola del Giglio quando dovevano venire a prendere gli “ordini” dalla terra. Critico l’approvvigionamento dell’acqua, effettuato presso un laghetto sito sulla sommità di un colle, distante circa Km. 3,22. A guardia della Torre vi erano un castellano ed un cannoniere, muniti di un pezzo di artiglieria, fucili, spingarde, armi bianche e naturalmente munizioni. Mentre un “mortaretto” fungeva da segnalatore in caso di pericolo immediato.
Coordinate geografiche: Lat. Nord 42° 38’ 05,53’’ - Long. Est 11° 05’ 47,92’’ Elevazione 319 mt. Aspetto attuale, in buono stato di conservazione
Poco si conosce di questa bella torre di avvistamento, edificata al margine del complesso monastico di San Rabano, nel XIV secolo, presumibilmente su lacerti etruschi. Doveva avere funzioni di “ponte”, tra le torri o guarnigioni più interne e la costa. Sul luogo non è possibile vedere l’ampia superficie che lo sguardo spazia dall’alto della costruzione, ma sicuramente la sua elevata edificazione consente la vista di levante del promontorio di Cala di Forno ed oltre, mentre di ponente fino alla Torre della Trappola, motivo della sua costruzione. Ambigua appare la presenza del simbolo religioso, l’abbazia, e di quello del principe, la Torre!
Coordinate geografiche: Lat. Nord 42° 36’ 50,58’’ - Long. Est 11° 05’07,10’’ Elevazione 83 mt. Aspetto attuale: pessimo stato di conservazione
Costruita intorno al XV secolo, apparteneva alla nobile famiglia dei Marsili, proprietaria di Collecchio. Sembrerebbe che la sua costruzione si debba alla famiglia Marsili, dopo che venne rapita la bella Rossellana (o Marsiglia). Ben posizionata sul mare con lunga “vista”, aveva scarsa visuale intorno al promontorio.
Coordinate geografiche: Lat. Nord 42° 36’ 32,89’’ - Long. Est 11° 07’ 51,15’’ Elevazione 65 mt. Aspetto attuale: in discrete condizioni di conservazione
Apparteneva forse agli Aldobrandeschi, quindi costruita prima del XIII secolo, doveva essere un ottimo collegamento tra l’interno e le alture dell’Uccellina.
Coordinate geografiche: Lat. Nord 42° 36’ 43,13’’ - Long. Est 11° 07’ 01,51’’ Elevazione 220 mt.. Aspetto attuale: in discrete condizioni di conservazione
Apparteneva agli Aldbrandeschi, per cui già esistente prima del XII secolo. Passò poi ai Conti di Santafiora e quindi alla Famiglia Marsili. La Torre porta il nome della “bella Marsiglia”, figlia dei proprietari, perché qui fu rapita dal pirata Ariadeno, nel 1543, comandante della Flotta ottomana di Solimano II il Magnifico. Secondo storici di allora il sultano la rese sua “favorita”, dandogli un figlio che fu erede al trono di Turchia (1).
La vicenda della “Bella Marsiglia” non sembra poi tanto legata a leggenda. Affondando le nostre ricerche storiche emerge che è Solimano I il Magnifico ad impalmare la ragazza (non Solimano II come riportato nei siti del Parco dell’Uccellina il quale nasce nel 1642). Solimano I nasce il 6 novembre 1494 a Trebisonda e, quando la Bella Marsiglia (o Rossellana) è rapita nel 1543, il sultano compie 49 anni. Appare quindi plausibile che Marsiglia sia divenuta la sua favorita, dando allo stesso un erede al trono. Ove si consideri che in Istanbul intorno tra il 1550 viene eretto un mausoleo per raccogliere in futuro le spoglie di Solimano I e della moglie Rosselana.
Marsiglia, Margherita o la bella Rossellana, per via dei suoi capelli rossi, come veniva chiamata, era molto bella e sembra che fu rapita mentre era in barca con suo fratello, nei pressi di Cala di Forno. Alcuni riferiscono invece che fu catturata di notte, durante un incursione al suo castello. In Istanbul è presente il mausoleo di Solimano I detto il Magnifico e della moglie Rosselana nel cimitero della Moschea di Solimano. La torre, ubicata su un altura di mt. 220, consentiva un collegamento tra le altre fortezze sul mare e l’entroterra.
Coordinate geografiche: Lat. Nord 42° 35’ 43,75’’ - Long. Est 11° 07’ 13,37’’ Elevazione 269 mt. Aspetto attuale: in discreto stato di conservazione.
Costruita intorno al millecinquecento in un punto strategico dei colli dell’Uccellina, conosciuta anche con il nome di Torre di Poggio Raso, ora di proprietà di privati, deve presumibilmente il suo nome a funzione compiti di comunicazione alle stazioni retrostanti.
Coordinate geografiche: Lat. Nord 42° 33’ 29,31’’ - Long. Est 11° 07’ 29,25’’ Elevazione 95 mt. Aspetto: in discreto stato di conservazione.
Costruita intorno al 1500 per tenere sotto controllo la Baia di Talamone, sembra che il suo sguardo giunga fino a Porto Santo Stefano, all’Isola del Giglio ed a Porto Longone nell’Elba.
Coordinate geografiche: Lat. Nord 42° 35’ 20,81’’ - Long. Est 11° 06’ 50,75’’ Elevazione 78 mt. Aspetto: ridotta in pessime condizioni, è stata venduta a privati che l’hanno restaurata ed adibita ad abitazione.
E’ posta nella parte meridionale del territorio dell’Uccellina, il suo nome potrebbe derivare dalla prospiciente spiaggia delle Cannelle od al prossimo Casale delle Cannelle.
Vanì , 11 maggio 2014