Giornata ottima, sole splendente, paesaggio dai colori “impressionistici”! Un’ulteriore passeggiata per pochi eletti. Appello: ballerini … influenzati …. assenti … Nucleo Forte del “Tiburzi”: PRESENTE!!!.
Tra le alte forre del luogo, a 2 gradi sotto zero, dopo alcuni passi, calzati e vestiti di tutto punto, sbuffiamo un po’ tutti. Bisogna allentare le giacche a vento, serrate fin sotto il mento, dismettere passamontagna, sciarpe e guanti di lana bollita!
Frattanto abbiamo lasciato alle nostre spalle il complesso termale dei Bagni di Stigliano.
Le antiche fonti Apollinari romane strappate agli etruschi del Dio Aplu. Pochi chilometri alla nostra destra sono poste le rovine di Monterano, la “Mantia” o “Mantura” etrusca ove, nei pressi dell’attuale cittadina di Canale, dopo la sua distruzione, venne attivata una “mansio” romana, per la sosta di alti dignitari in viaggio verso il nord-ovest della penisola. Al luogo, attorno al quale si formò un agglomerato urbano, fu dato il nome “Forum Clodi”. Un ennesimo conflitto storico ci si ripropone, ben due antichi centri si contendono la localizzazione di “Forum Clodi”. Per i più “Forum Clodi” viene posta sulle Colline di San Liberato, laddove transitava la vecchia Via Clodia. Colline prospicienti il Lago di Bracciano ove, tra i boschi, sono emersi alcuni modesti ruderi é venute alla luce alcune iscrizioni inequivocabili, mentre altri storici sono convinti che “Forum Clodi” fosse ubicata sul colle della Tolfaccia, ove prosperò un piccolo centro abitato, munito e fortificato.
La soluzione di questo enigma appare oggi difficile, soprattutto perché di alcune antiche strade non se ne conosce alla perfezione il tracciato iniziale, le eventuali modifiche nel tempo ed infine il nome dato al momento della sua iniziale costruzione. Quasi tutte le strade esistenti nel Lazio costiero, non sono altro che Vie o Sentieri etruschi ristrutturati dai romani, la cui maggior parte prese il nome dal Console restauratore che, spesso, per esigenze particolari non ha esitato a modificarne la direzione od utilizzare diramazioni di altre strade prossime. Lo stesso problema si è dunque riflesso anche sui piccoli centri che sorgevano lungo i percorsi stradali che di questi seguirono lo stesso destino
Dal luogo ove siamo partiti, una bella strada selciata - servita presso un guado, sul Fosso del Ponte del Diavolo, da un bel ponte romano elevato su preesistenti strutture etrusche - collegava Stigliano alla Via Clodia (era anch’essa la Via Clodia od una diramazione di questa?). Il Ponte del Diavolo, così detto, lungo circa 90 metri, alto 9 e largo 6 metri. Mentre la strada selciata si presenta, nei tratti superstiti, come un’ottima opera di edilizia romana.
L'ultimo etrusco!
Altre importanti vie di comunicazione etrusche transitavano nella zona. Una strada collegava il nostro crocevia con Caere, attraverso i territori del Sasso e Castel Giuliano, mentre probabilmente la carrareccia che oggi stiamo percorrendo si potrebbe identificare con la Via Cornelia. Proveniente dal suburbio “romano”, toccava il Ferrone, raggiungeva il Castelletto di Rota, per giungere sino ai Monti della Tolfa e collegarsi con l’etrusca Tarquinia.
Percorriamo oggi per circa 2,5 chilometri, seguendo un nuovo agevole e bel percorso aperto dalle guide, la riva sinistra del Torrente Lenta. Attraversiamo un luogo impensabile, lontano mille miglia dal mondo e dall’uomo moderno. Valli amene ci si dischiudono innanzi, finché un facile guado del Fosso Ferrone, che ci sbarra la strada, ci porta direttamente sulla Necropoli.
La vista del sito è sempre gradevole con le sue tombe a falso tumulo, come piacevole appare la visita a ciò che resta del Castelletto posto sul margine dell’altura. Dalla sua posizione doveva controllare la sottostante via di comunicazione, fiancheggiante il Lenta, su cui potevano convergere altre Vie, provenienti da “Mantura” (Monterano), Caere e dal suburbio Romano
Un groviglio di fossi scaricano le acque nel Torrente Lenta che, a sua volta, pochi chilometri a valle si immette nel Mignone. Cominciamo, per gli interessati, ad elencare questi brevi corsi d’acqua: scendendo a valle abbiamo il Fosso del Ferrone, mentre risalendo la sorgente incontriamo, sulla destra orografica, in prossimità di Stigliano, il Fosso delle Sette Cannelle. Poco più in alto il Torrente Lenta riceve le acque dei Fossi di Bastianello e del Muraglione. E’ poi la volta del Fosso del Magnaferro e della Mola/Ponte del Diavolo. Un groviglio di fossi che portano a valle nei momenti di intensa pioggia, una “montagna” d’acqua. Per questo l’alveo del Lenta e le sue sponde appaiono ampie mentre il suo corso pur quasi sempre tranquillo “Lenta …” é tormentato da improvvise piene per il vasto bacino idrografico che vanta.
La bassa vegetazione ripariale è spesso violentata da veloci esondazioni e si presenta deturpata e piegata verso il corso del torrente. Le anse fluviali sono imbevute d’acqua che in alcuni casi è quasi impossibile transitare per le frequenti “guinze” che si formano.
La vista di questo vitellino, nato da pochi giorni, ha suscitato in me il ricordo del mio amato nipotino Alessio. Ha assunto, il piccolo, la stessa posizione della madre!
Vanì, 10-02-2013