Rocche di Respampani, comprese entro il Comune di Monteromano, gestite da un’omonima azienda agricola che amministra terreni della superficie di c.a. 2.600 ettari, di cui 1.300, a bosco ceduo, la restante parte interamente coltivata.
Poste al margine “Nord-ovest” della Respampani, tratto della nostra odierna escursione, create a controllo della Via Clodia e del torrente Traponzo e della sovrastante immensa pianura dello Sferracavallo. Del Torrente spenderemo più di una parola, riceve questo ricche acque dal Leia, dal Rigonero e dal Biedano (nostra antica conoscenza!), per andarsi a convogliare nel Fiume Marta, non prima che il fosso Catenaccio si sia immesso in lui. Ciò in prossimità della Vecchia Rocca. Lo stesso Fosso Catenaccio a suo volta è fatto grande grazie al Rio Secco, al Pisciarello ed al Cipollaretta. Un bacino idrografico variegato da una rete idrica di tutto rispetto quindi, il tutto ad arricchire la portata del Fiume Marta, che vanta tutto l’anno un buon corso d’acqua.
La Rocca “nuova” di Respampani
Austera, si erge su un altipiano composto da granito viterbese sottostante ad una modesta fodera di tufo. Dominante il ponte di Fra Cirillo, su cui transita la Via Clodia, proveniente da Norchia, getta sguardi sulla pianura dello Sferracavallo, e tutto l’entroterra Viterbese. Una leggenda vuole che il ponte venne costruito in una sola notte sul Traponzo tra il 1661 e il 1665, sotto la guida di Frà Cirillo Zabaldani, donde il nome. Mentre la Rocca eretta poco dopo l’inizio del XVII sec., per sopperire alla decadenza della vecchia Rocca storica posta più a valle, prende da questa il nome (Respampani), che deriva dalla Famiglia dei Pampani o Pampini di Tuscania che ne erano proprietari intorno all’undicesimo secolo. Posta fuori dell’assetto viario del tempo, come dicemmo nelle nostre note, redatte in occasione di altra visita ufficiale, la grande Rocca fu ideata e costruita quale sede di un’immensa azienda agricola che, per vari motivi, tra cui l’arroganza di Fra Cirillo Zabaldani, castellano, non decollò mai. I contadini qui chiamati con promesse di prospettive lavorative, avrebbero dovuto e potuto dar vita alla divisata azienda ma, preferirono trasferirsi nella nascente Monteromano. Nel nuovo paese impiantarono di di fatto un’agricoltura senza supporti, ma che oggi, anche grazie ad un’avanzata zootecnia, ancora sopravvive sostenendo l’economia dell’intero territorio.
Il Ponte di Frà Cirillo
Sappiamo che la Rocca nuova di Respampani fu costruita quale palazzo-fattoria per gestire un’immensa azienda agricola e zootecnica ma che, per la mancanza di mano d’opera specifica avanti citata, non decollò mai, per questo la sua costruzione non fu completata. L’insediamento presenta un andamento a forma piramidale, gli edifici abitativi e di culto vengono disposti attorno ad una rocca, il tutto cinto da possenti mura o strapiombi rocciosi naturali.
L’edicola costruita sul Ponte di Fra’ Cirillo
Su precedenti emergenze etrusche, intorno all’XI secolo, si avvia la costruzione della Rocca Respampani, detta Roccaccia. Il fatto è riconducibile al processo di “incastellamento” post-feudale del Lazio, lentamente trasforma e riunisce insediamenti sparsi, etruschi e “romanizzati” in una forma compatta ed organizzata a seguito della rinata insicurezza per la nuova ondata di invasioni saracene, ungare e normanne.
La Rocca Vecchia
Il castellare presenta un andamento a forma piramidale, gli edifici abitativi e di culto vengono disposti attorno ad una rocca, il tutto cinto da possenti ed alte mura o strapiombi rocciosi naturali, mentre una solida porta ne consente l’accesso.
Signori e padroni del “maniero” in ordine cronologico furono:
Ottima escursione ove tutti, malgrado i suoi 12 chilometri, hanno risposto con una esemplare prestazione fisica.
Vanì, 29-04-2012